Il racconto di Marco, volontario tra i profughi siriani in Giordania
Solo un anno fa Marco tornava dal suo primo viaggio con Vento di Terra, dopo aver visitato i progetti nella Striscia di Gaza.
Un’esperienza forte che ha voluto ripetere lo scorso gennaio, scegliendo di andare a conoscere la realtà dei profughi siriani che vivono nei campi informali in Giordania, dove Vento di Terra ha avviato dei progetti in sostegno alla popolazione.
Ecco la sua testimonianza!
“I primi giorni del 2016 li ho trascorsi nel nord della Giordania, tra la capitale Amman e Mafraq, una polverosa e congestionata città di frontiera, non lontana dal confine con la Siria, come la descrive la guida Lonely Planet. Neanche un riferimento invece da parte della famosa guida ad una cosa che la rende un posto abbastanza singolare: a pochi chilometri dal centro cittadino, in mezzo ad un polveroso e congestionato nulla, sorge un assurdo non-luogo dove abitano circa 80.000 persone (fonte syrianrefugees.eu): Zaatari Refugee Camp.
Zaatari è un campo di profughi Siriani, secondo alcune stime pare sia il secondo più grande al mondo. Si presenta ai miei occhi come una distesa infinita di container bianchi. Mi ricorda un qualcosa di simile ad una creazione visionaria e retrofuturista di Syd Mead o Moebius: la differenza sostanziale è che questa non è un’opera di fantasia e non ospita una società utopica.
Appena fuori Zaatari sorgono delle tendopoli dove si sono insediati altri profughi siriani scappati dallo stesso campo (il che mi fa dedurre che la qualità della vita sia sotto la soglia della dignità umana) o che non hanno trovato ospitalità in esso. E’ qui che tutte le mattine il pulmino di Vento di Terra passa a prendere i piccoli residenti di questo avamposto per condurli nel centro di Mafraq in una scuola che è sorta proprio su impulso del progetto coordinato dall’Ong italiana.
Trovo difficile immaginare cosa avrebbero fatto questi bambini senza tale progetto. Sicuramente avrebbero sorriso lo stesso perchè ho capito che a queste latitudini i bambini il sorriso non lo perdono mai. Sono certo che non avrebbero sorriso alla stessa maniera però i loro insegnanti, anch’essi profughi scappati dalla Siria in cerca di un presente diverso. Per quanto riguarda il futuro invece, anche da queste parti vige lo slogan che sentivo dire un anno fa dalla gente di Gaza: “No Future”. E’ notizia di questi giorni che il re Abdoullah di Giordania ha dichiarato che il suo paese non è più in grado di accogliere rifugiati siriani: “servono più aiuti dalla comunità internazionale affinchè la Giordania continui a tenere i rifugiati”.
Spero sia solo una mia sensazione ma dalle parti di Zaatari alle mie orecchie “No Future” suona addirittura (e sottolineo addirittura) più sinistro che a Gaza…”
Marco, volontario per Vento di Terra