Tra le tante strutture, sono state bombardate alcune scuole, le tre librerie più grandi di Gaza, le condutture dell’acqua, i centri di raccolta delle produzioni agricole. Ci sono state notti in cui fino a 160 aerei hanno bombardato in contemporanea un fazzoletto di terra già costretto da anni ad un blocco totale. I bombardamenti hanno colpito tutto il territorio, da sud a nord.
Le bombe hanno colpito le strutture, ma soprattutto le persone: bambini, donne e intere famiglie. Tra queste ci sono le persone con cui noi lavoriamo: maestre, assistenti sociali, psicologi, donne, famiglie e bambini; persone con cui abbiamo costruito percorsi di inclusione e di supporto per una popolazione già estremamente in sofferenza.
I bombardamenti nel nord della Striscia, nel villaggio beduino di Um Al Naser, hanno lasciato una scia di dolore e pesanti ferite.
La più grande è stata la morte dei famigliari di una delle maestre della terra dei bambini. Tra le vittime una ragazza di 15 anni, una delle prime bambine a frequentare l’asilo dieci anni fa e che nel centro continuava ad impegnarsi come volontaria.
Oltre a rendere più fragili le persone, questo duro attacco ha reso più fragili anche le strutture comunitarie: anche la “Terra dei Bambini” risulta danneggiata.
Il nostro intento ora è dare immediata assistenza alle persone, che possano avere il necessario per vivere e superare le ferite psicologiche lasciate dalla brutalità delle bombe, e sistemare i danni materiali perché le strutture comunitarie possano tornare ad essere il prima possibile una risorsa per chi ne ha bisogno.
In questo momento è per noi fondamentale dare supporto alle persone più fragili colpite da questo conflitto: donne e bambini.