Gaza di nuovo sotto attacco

Gaza di nuovo sotto attacco

Da ieri, 9 maggio, Gaza è nuovamente sotto attacco.

La nuova operazione militare israeliana, definita, “Scudo e Freccia”, ha come obiettivo la Jihad Islamica. Gli attacchi mirati, di precisione secondo Israele, hanno già portato alla morte di 3 militanti del gruppo e dei loro familiari. Le vittime principali, come sempre, sono civili. Ad oggi si contano infatti già almeno 12 palestinesi uccisi, di cui 3 bambini e 4 donne, e 20 feriti.

Come la popolazione di Gaza sa purtroppo molto bene, non esiste “attacco di precisione” – cosa per altro che non dovrebbe esistere tout court– e gli attacchi, che da notte fonda hanno impegnato più di 40 aerei da guerra, colpiscono in generale una popolazione già drammaticamente colpita da condizioni di vita disumane, dovute alla totale chiusura imposta da Israele dal lontano 2006.

A Gaza tutti si aspettano una nuova escalation, con una nuova ampia guerra, considerato che anche Israele ha avvertito la sua popolazione nei pressi di Gaza di restare in casa e nei rifugi.

A due anni dal terribile maggio del 2021, di nuovo il popolo di Gaza, che è fatto da due milioni di persone chiuse in una sorta di moderna prigione a cielo aperto, e di queste più del 55% minori, è esposto ad una nuova ondata di violenza. La guerra non è mai giusta. La guerra è sempre un disastro, per le persone, per la loro vita ordinaria, per le loro comunità, per le loro città. La guerra si porta via tutto ciò in cui una persona può sperare.

La ciclicità delle escalation che conducono ad attacchi militari massivi provocano stratificazioni di traumi che, uno sull’altro, costruiscono i tasselli di vita della popolazione di Gaza. I bambini che ogni due anni vivono “la stagione della guerra” sono esposti a situazioni che ne compromettono uno sviluppo equilibrato. L’emergenza è sempre più una emergenza, in un contesto che ha poche, se non nulle per la maggior parte delle persone, vie di scampo.

A maggio del 2021, quando le bombe erano cessate, e al disastro fisico si accompagnava un disastro emotivo senza precedenti, abbiamo avviato il progetto Yohzer, che tutt’ora continua con il coinvolgimento di professionisti della salute mentale. Esperti locali e esperti internazionali lavorano congiuntamente studiando un modello di terapia per il trattamento dei traumi da guerra specifico per il contesto così particolare di Gaza. Yohzer è un approccio, un impegno di studio e ricerca ma soprattutto è il lavoro diretto degli psicologi di Gaza con le persone, bambini donne e famiglie intere. Yohzer oggi torna a dimostrare tutta la sua importanza e necessità.

I nuovi fatti ci mettono tutti in grande allarme, ci spaventano, ci terrorizzano, ma non tanto quanto terrorizzano e mettono in grande crisi i bambini, le donne e gli uomini senza colpe che sotto alle bombe sono costretti a vivere.

Nella pagina dedicata sul nostro sito si può comprendere quello che stiamo facendo, nella speranza che l’escalation possa essere fermata nel più breve tempo possibile, e si possa continuare a lavorare sui traumi che già ci sono, senza dover affrontare una nuova pesante emergenza di ancor più drammatiche dimensioni.

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