La terra dei bambini non c’è più

La terra dei bambini non c’è più

La notizia era nell’aria, da quando l’esercito israeliano ha fatto evacuare la comunità di Um al Nasser. La Terra dei Bambini non c’è più, rasa al suolo dai bulldozer israeliani, senza alcuna spiegazione. In questi anni sono stati tanti i progetti e le attività realizzati nella Terra dei Bambini, insieme a tutta la comunità beduina: l’asilo, l’ambulatorio pediatrico, la mensa comunitaria, il training alle insegnanti, i laboratori con i bimbi, il counseling alle donne… La Terra dei Bambini era definita da tutti un esempio di eccellenza della cooperazione italiana, un’oasi di pace in difesa dei diritti dei bambini.

La prima reazione è stata di smarrimento, rifiuto di accettare la realtà. Ma non c’è tempo per disperarsi. Le notizie che arrivano dalla Striscia di Gaza sono sempre più terribili e le richieste di intervento da parte del nostro staff locale della Terra dei Bambini, che ha trovato riparo, insieme alla popolazione del villaggio, nel campo profughi di Jabalia, non possono rimanere in attesa.

“È il momento di reagire, con tutta l’energia e la determinazione possibile.”, è l’appello che lancia Massimo Annibale Rossi, presidente di Vento di Terra, “Anche se l’esercito israeliano ha distrutto il nostro centro, non hanno e non possono distruggerne le finalità e il progetto di pace cui si ispira. Hanno demolito dei muri e devastato dei giochi destinati ai più poveri dei bimbi.”

La Terra dei Bambini continua a vivere, fuori dalle pareti del centro. Vive in quanto messaggio di pace e difesa dei diritti dei bambini, vive nella popolazione beduina di Um al Nasser, che attraverso le maestre dell’asilo, ci lancia oggi un appello di aiuto: “La condizione nella scuola – ci dice F., direttrice della Terra dei Bambini – è terribile: c’è un solo materasso per famiglia, non c’è acqua per lavarsi, e come cibo se va bene una scatoletta di tonno e un po’ di formaggio per famiglia… ormai dormono tutti insieme, maschi e femmine, nei corridoi, nel cortile… le persone stanno veramente male.”

Le scuole UNRWA del campo di Jabalia, dove sono rifugiati gli abitanti di Um al Nasser sono al collasso: il cibo e l’acqua scarseggiano e manca ogni genere di prima necessità (coperte, materassi, saponi, spazzolini, ecc).

Siamo in continuo contatto con il nostro staff locale nella Striscia di Gaza, con il quale stiamo delineando il piano di intervento per dare prima assistenza agli sfollati nel campo profughi di Jabalia.

Abbiamo istituito un “Fondo Emergenza Gaza”, il primo passo per rimanere accanto alla popolazione e dare un contributo concreto di sostegno.