Giordania – Diario di Viaggio – Quinto giorno

Giordania – Diario di Viaggio – Quinto giorno

GIORDANIA – DIARIO DI VIAGGIO

4 gennaio 2023

La riserva naturale di Dana

Ripartiamo di prima mattina, e mentre ci accoccoliamo ancora insonnoliti sui sedili del pullman Issa comincia a decantarci le meraviglie della nostra prossima tappa, la Riserva Naturale di Dana. 300 chilometri quadrati al centro del Paese, panorami incantevoli e un habitat tra i più diversificati al mondo: oltre 700 specie di piante, 200 di uccelli e quasi 40 di mammiferi sono ospitati in questo angolo di Paradiso, comprese 25 specie animali in via di estinzione, tra cui il gatto delle sabbie, il lupo siriano, il gheppio minore (falco) e il varano dalla coda spinosa. La riserva della biosfera di Dana inoltre offre agli appassionati di botanica tre nuove specie di piante che non sono mai state studiate prima e che si possono trovare solo in questa regione. E poi c’è la ciliegina sulla torta, il pittoresco villaggio in pietra di Dana, arroccato sul bordo di un canyon stupendo, con enormi massi arancioni a fiancheggiare una vallata che si estende a perdita d’occhio. Accidenti, promette bene… che fortuna visitare questa chicca! 

Quando Issa finisce di parlare, non riusciamo a credere ai nostri occhi: no, non è il panorama spettacolare che ci ha promesso. Fuori sta calando una nebbia così fitta che nemmeno in Valpadana, e Lutwi procede a passo d’uomo perché la visibilità si riduce molto rapidamente. Sembra uno scherzo del destino, ma nel giro di pochi minuti siamo completamente avvolti in quella coltre surreale. Marcella si attiva immediatamente, il pensiero di tutti va alla visita a Petra prevista per il pomeriggio e al rischio concreto di perdere l’attrazione principale del viaggio. Grida di protesta e disperazione si alzano in tutto il pullman, ma Marcella non si perde d’animo. Consulta rapidamente il meteo e alla fine ci propone di rimandare Petra all’indomani, quando il tempo sarà di nuovo bello. La maggioranza approva fra applausi di apprezzamento, e così, procedendo 20 all’ora, arriviamo a Dana. L’effetto è un misto fra un villaggio fantasma e il set di un film felliniano: vicoli deserti immersi nella nebbia, cani randagi ovunque e perfino una colonnina per la ricarica di auto elettriche! A quel punto il clima surreale raggiunge il suo culmine, ma per fortuna ci fermiamo a mangiare in un ristorantino locale che ci accoglie con una cucina casalinga ma buona: dopo giorni di hummus e falafel, ci buttiamo come naufraghi sulle patate arrosto e perfino su una pastasciutta discreta anche se terribilmente scotta. Ci rifocilliamo immaginando il panorama che si stende al di là del nebbione che ci circonda, e non sappiamo se ridere o piangere. Dopo una sosta in un delizioso negozietto solidale che vende ottimi prodotti di bellezza con i Sali del Mar Morto, ci dirigiamo verso il castello di Kerak, che risale al XII secolo e che è stato costruito dai Crociati per combattere i musulmani. Finalmente, le nuvole si aprono e lasciano il posto a un pallido sole. Le montagne e le colline intorno al castello sono uno spettacolo, sembrano dorate. Sul giallo delle cime si riflette l’ombra scura delle nuvole, e la vista può spaziare all’infinito. Sembra un mare, illuminato dai raggi del sole che squarciano le nubi. Prima di cena, ci fermiamo in una casa di beduini amici di Marcella per vedere come si fa il pane. L’ambiente è spoglio, i beduini sono nomadi e, almeno in passato, abituati a spostarsi continuamente. Non possiedono nulla, ma il sorriso dei bambini che ci accolgono mi colpisce e mi commuove. Hanno negli occhi una luce speciale. Assistiamo in silenzio mentre una giovane donna impasta la farina e l’acqua e la cuoce sulla brace del fuoco, in una piccola baracca con la plastica rotta all’unica finestra, solo pochi cuscini per sedersi intorno al fuoco e null’altro. C’è anche un’anziana signora, la madre, che dicono sia una grande guaritrice. Sono molto colpita da questa situazione così diversa da quelle a cui sono abituata, e in qualche strano modo mi sorprendo a pensare che siano fortunati. So che è assurdo, ma è così. La donna più giovane divide la focaccia in tanti pezzetti, con calma e pazienza, e la cosparge di olio di capra e zucchero. Compriamo alcuni prodotti fatti a mano e partiamo per Petra con il cuore pieno di emozioni contrastanti. 

Arriviamo al Palace Hotel in serata, e quando ci dicono che qui finalmente troveremo birra e vino ci abbracciamo felici come alcolisti in crisi d’astinenza. Alcuni di noi vanno a vedere lo spettacolo Petra by Night, altri ancora a trovare una famiglia di beduini insieme a Marcella, ma durante il viaggio di ritorno dall’Ammarin Camp la macchina si impantana nella sabbia e sono costretti a chiamare aiuto. Dopo questa piccola vicissitudine, riescono a tornare in albergo dove il resto del gruppo li aspetta con ansia. Il vero spettacolo di Petra by Night invece è l’eccezionale bellezza del sito di sera, illuminato dal cono argenteo della luna. Insieme a Letizia, Carmen e Paolo percorro i due chilometri di sentiero che si snodano in mezzo alle gole, punteggiati da migliaia di piccoli lumini di carta che creano un’atmosfera unica e suggestiva. Le alte rocce ci accompagnano in silenzio, mute compagne di questa nuova, bellissima avventura. Quando l’ultima gola si apre e lascia intravedere il Tesoro, costruito dall’antica popolazione dei Nabatei scavando direttamente la roccia a partire dall’alto senza alcuna impalcatura, resto letteralmente senza fiato. Anche qui, un tappeto di lumini di carta è adagiato ai piedi di quella che è una delle sette Meraviglie del mondo moderno. Se fosse per me, vorrei stare in silenzio totale per assaporare fino in fondo quell’atmosfera unica, ma ci sono troppi turisti e cellulari e chiacchiere inutili e penso che sia un vero peccato che la gente non sappia aprire gli occhi neppure di fronte alla sacralità delle cose belle. Qualcuno suona il flauto e canta musica araba, mentre la facciata del Tesoro viene illuminata da luci multicolori. Il vero spettacolo, però, è quello intorno a noi. Alzo gli occhi verso il cielo stellato e ringrazio per tanta bellezza.