Beatrice ci racconta il suo viaggio a Divjake

Beatrice ci racconta il suo viaggio a Divjake

I voli Albania-Italia e viceversa a quanto pare ritardano sempre. Ce lo dicono diverse persone in aeroporto e dall’altro capo del telefono, ma l’irritazione è inevitabile quando il tuo volo ritarda per più di due ore, e tu sei arrivato con larghissimo anticipo. Non importa però, e nonostante le ore passate a vagare in aeroporto, non riesco a chiudere occhio sull’aereo, perché sono troppo emozionata. I miei genitori non hanno lo stesso problema, nonostante l’aereo sia composto per almeno un terzo di bambini sotto i 5 anni. Arriviamo finalmente a Tirana con quella sottile onnipresente angoscia che la carta d’identità cartacea non vada bene alla dogana, che qualche nuova ‘attestazione-covid’ ci venga richiesta, ma fortunatamente fila tutto liscio e finalmente usciamo dall’aeroporto.

Per le 23.00 siamo finalmente a bordo della macchina di Vento di Terra, che guidata dall’infaticabile Annibale, sfreccia dritta verso Divjake. Nella notte sono visibili ben poche cose del paesaggio, ma di tanto in tanto svettano costruzioni gigantesche in stile simil-neoclassico, illuminate da miriadi di fontane dorate e colorate. Casinò, ci spiega Annibale. Una volta arrivati a Divjake crolliamo stremati e ci godiamo qualche ora di sonno, gentilmente concesse dal forno sotto la foresteria che verso le 5.30 fa partire un generatore decisamente rumoroso.

Ma non importa, anzi, questo ci dà il tempo di metterci tutti in tiro per l’evento della mattina, l’inaugurazione ufficiale di Urban Lab, un evento unico e ricco di ospiti importanti.

E finalmente eccolo lì, in tutta la sua gloria, il primo edificio in architettura bioclimatica dell’intera Albania. Effettivamente visto da vicino è proprio bello, con i suoi mattoni rossi e le forme irregolari dei tetti. L’uso dei materiali naturali e quello stile inconfondibile di bioarchitettura semplice ed elegante. Ci affrettiamo però ad ammirarlo dall’interno vista la temperatura che già alle 8.30 del mattino si fa sentire. All’interno, colpisce il murale di Ivan, il writer e poeta milanese, ritroviamo una familiare aria di casa. Ci sono già molti collaboratori di Urban Lab che stanno ultimando i preparativi per la giornata. Annibale ci presenta Vilma, la presidentessa dell’associazione per le donne e i giovani che opera nel contesto di Urban Lab, il GFF.  Quello che subito ci spiega Vilma, in perfetto italiano, è che a Divjake di strutture e progetti, come Urban Lab non ce ne sono, punto. Non ci sono attività per bambini, non ci sono centri di aggregazione per giovani, e non ci sono associazioni per donne.

 

La zona ha ancora una forte vocazione rurale, e la condizione delle donne è ancora molto difficile, vittime di violenza o chiuse in casa: la strada per il cambiamento passa anche dalle attività di confronto e supporto che la sua associazione sostiene. Il centro polifunzionale costruito da Vento di Terra include un ampio laboratorio e una serra, rendendo il centro luogo di studio e valutazione ambientale e di incubatori certificati in agricoltura. Nelle immediate vicinanze vi è infatti il parco lagunare di Karavasta; una zona umida di grande interesse naturalistico, sempre più presente negli itinerari del turismo ambientale, soprattutto nell’era pre-Covid.

E dunque di questo Centro, unico nel suo genere e che porta al territorio una serie di servizi per un futuro sviluppo sostenibile, c’è gran bisogno, come ribadisce con entusiasmo Bruno Prifti, il giovane project coordinator di Urban Lab.  Dopo circa un’ora cominciano ad arrivare i primi ospiti, e senza farsi attendere, varcano la soglia in rapida successione il responsabile italiano per la cooperazione, l’ambasciatore italiano, l’ambasciatore giapponese, il sindaco di Divjake e il Vice Primo Ministro albanese. Tante personalità di questo livello riunite a Urban Lab fanno toccare con mano quanto sia cruciale questo progetto non solo per la zona, ma anche come esempio di buona cooperazione allo sviluppo per il resto del Paese.

La mattinata passa in un susseguirsi di discorsi in albanese, in italiano, in inglese, c’è pure il collegamento in remoto con Barbara Archetti, presidente di Vento di Terra.  Ci rendiamo conto di quanto lavoro deve essere stato fatto da Vento di Terra, non solo per portare a termine il progetto, ma anche per riuscire a dialogare con tutti, e riuscire a riunire in questa giornata tante personalità importanti per il riconoscimento del lavoro svolto fino ad ora e fondamentali per il futuro del Centro. Al termine della mattinata istituzionale, ci godiamo l’ottimo buffet, tutto realizzato con prodotti tipici della zona. Nessuno riesce a resistere al richiamo, neppure politici e diplomatici che invece di ritornare subito ai loro impegni, piacevolmente indugiano sui cibi DOC, insieme a noi tutti.

Dopo pranzo, salutiamo politici e diplomatici, ci cambiamo l’abito e ci riuniamo con alcuni rappresentanti di associazioni e ONG italo-albanesi, invitate ad un workshop organizzato da Annibale.  L’idea è quella di creare un coordinamento, una rete solida tra le associazioni italiane che operano su suolo albanese, per poter fare network, condividere obiettivi comuni, per poter svolgere meglio la propria missione e lavorare in coordinamenti anche con le istituzioni locali.  Al tavolo ci sono tantissimi background diversi, da chi è in Albania da un mese per il tirocinio a chi è in Albania da vent’anni e le ha viste un po’ tutte. Viene espressa qualche perplessità ma la discussione è costruttiva, e si conclude decidendo all’unanimità di provare a fare rete: è sempre un bel momento assistere alla nascita di buone idee ed energie positive per il bene della comunità in cui si opera.

A fine pomeriggio siamo veramente un po’ cotti, ma restiamo ancora qualche ora per assistere a un utilizzo più “ordinario” degli spazi dell’Urban Lab: gli eventi per bambini. D’altronde questo centro è anche per loro, come potevano mancare il giorno dell’inaugurazione ufficiale? Con l’ausilio di un clown e di paperino e paperina i bambini si scatenano in danze e giochi, ed è su quest’onda che decidiamo di comune accordo che 5 ore di sonno sono decisamente troppo poche per restare in piedi così tanto e che, come le persone serie, abbiamo bisogno di un sano pisolino prima di poter uscire per cena.

Dopo essere svenuti sul letto per un paio d’ore ci sentiamo rinati, e ci facciamo accompagnare volentieri a mangiare nello stesso ristorante che si è occupato del catering a pranzo. La cena scorre piacevolmente, ma il bello viene dopo, quando Annibale ci porta per una passeggiata lunga un paio di chilometri che attraversa con una passerella un pezzo di laguna fino a un’isoletta allestita a scopo balneare. Alle undici di sera è tutto un po’ surreale, ma decisamente stupendo.

Il giorno seguente ce la prendiamo con calma, finalmente abbiamo modo di fare un rapido giro per gustare un assaggio del parco di Karavasta. Quale modo migliore poter fare un giretto in barca per la laguna? La stagione non è l’ideale per avvistare tutte le specie presenti, tra cui i rarissimi pellicani, ma Bruno ci racconta che d’inverno è un luogo meraviglioso per gli amanti del birdwatching.

Terminiamo il nostro giro con una visita alla torre panoramica del parco, la torre svetta su tutto il parco della laguna. È un colpo d’occhio bellissimo, rassicura il fatto che si stiano facendo sforzi e pressioni per preservare questa zona da costruzioni selvagge, inquinamento e caccia illegale, il lavoro di Vento di Terra, di networking con le associazioni ambientaliste e conoscenza di questo luogo, è un tassello importante del progetto di Urban Lab. Prima di partire salutiamo la mascotte del parco; il pellicano Johnny, feritosi a un’ala, accudito nel centro recupero volatili e felicemente fidanzato con una pellicana libera, che torna a trovarlo per passare del tempo con lui.

Tornerò anch’io, Pellicano Johnny, 48 ore per Urban Lab e Karavasta sono davvero troppo poche.

Beatrice Penzo, volontaria di Vento di Terra