Interpellanza parlamentare per la Scuola di Gomme

Interpellanza parlamentare per la Scuola di Gomme

18 aprile 2014 –  Non c’è pace per la Scuola di Gomme. Realizzata nel 2009 da Vento di Terra per le comunità beduine locali, da allora è sotto minaccia di demolizione: per tre volte i vicini coloni israeliani hanno presentato istanza alla Corte Suprema affinchè la scuola sia demolita, per ora ancora senza successo. L’ultimo attacco alla scuola è avvenuto a febbraio, quando l’esercito israeliano ha sequestrato i giochi (un’altalena e uno scivolo) destinati ai bambini beduini e donati dal Governo Italiano, proprio nel giorno della loro installazione. Grazie al passaparola, ai contatti delle persone che ci sono vicine, il fatto è stato presentato in Parlamento, attraverso un’interpellanza dell’Onorevole Manlio di Stefano, Movimento 5 Stelle. L’interpellanza è un metodo civile ed efficace per portare alla luce situazioni che altrimenti verrebbero ignorate. Ricordiamo a questo proposito il bombardamento del nostro centro per l’infanzia di Gaza nell’ottobre 2012, di fronte al quale non si registrarono reazioni. E’ con grande piacere che prendiamo atto di un mutato atteggiamento di ascolto e di difesa del lavoro che quali ong italiane compiamo quotidianamente sul campo. Ma soprattutto dei diritti dei nostri piccoli beneficiari.

Un grazie particolare alla nostra volontaria Annalisa Portioli, che si è adoperata per rendere pubblica la notizia… e a tutti i sostenitori che hanno diffuso il nostro appello e che hanno sostenuto la Scuola di Gomme con una donazione!


Riportiamo a seguire la risposta all’interpellanza:
Come ricordato dall’Onorevole Interrogante, lo scorso 27 febbraio l’esercito israeliano ha impedito l’installazione di alcuni giochi da giardino donati dalla Cooperazione italiana alla Scuola di Gomme di Khan Al Akmhar situata nei territori palestinesi occupati, in Area C, sotto il pieno controllo amministrativo e militare israeliano, anche per quanto riguarda la concessione di permessi di costruzione. Vale la pena di premettere che il fatto si inserisce in una complessa vicenda giudiziaria, che ha investito addirittura la Corte Suprema israeliana. Presso di questa, infatti, sono pendenti dei ricorsi con i quali alcuni coloni israeliani chiedono che venga data attuazione agli ordini di demolizione della Scuola, emessi nel 2009 e non ancora attuati. A questi fanno da contraltare altri ricorsi, menzionati dall’On. Interrogante, che chiedono invece che la struttura scolastica sia mantenuta in essere. Il relativo processo è seguito costantemente dal nostro Consolato a Gerusalemme, che ha anche potuto assistere a una delle udienze più importanti. Inoltre, non si è mancato di sensibilizzare in più occasioni le autorità israeliane, seguendo modalità condivise anche in sede UE, ed è stato fatto più volte presente il vivo auspicio, di parte italiana, di una positiva soluzione della vicenda. In primo luogo, per minimizzare i potenziali disagi per gli alunni e per le rispettive famiglie e, in secondo luogo, per non vanificare l’investimento compiuto nel complesso scolastico.
Per mostrare solidarietà ai beduini e rappresentare alle Autorità israeliane la costante attenzione prestata dal nostro Governo, il Console Generale a Gerusalemme, si è anche recato nell’accampamento beduino di Khan Al Akhmar, sito nell’area desertica che collega Gerusalemme a Gerico, dove ha incontrato i rappresentanti della comunità beduina e il personale direttivo e insegnante della scuola.
Tornando alla vicenda dei giochi da giardino, la loro consegna era stata disposta, a seguito di una richiesta della comunità beduina e della Direttrice della Scuola di Gomme, nell’ambito dell’iniziativa di emergenza della nostra Cooperazione. Tengo a precisare che la consegna dei giochi, così come il sostegno all’intero progetto della Scuola di Gomme, si è sempre svolta nel pieno rispetto delle Linee Guida della nostra Direzione Generale per la Cooperazione e lo Sviluppo, delle linee d’azione europee in Area C a tutela dei gruppi vulnerabili e dei minori e delle priorità umanitarie delle Nazioni Unite.
Una volta arrivati a destinazione i giochi, l’esercito israeliano ha condotto il personale della ditta Masar, che cura l’installazione dei giochi, e gli automezzi che trasportavano il materiale, presso una vicina stazione di polizia, confiscando i giochi e rilasciando i relativi verbali. Gli automezzi e i giochi sono stati successivamente trasportati presso la sede dell’amministrazione civile israeliana a Bet El, nei pressi di Ramallah.
Sin da subito l’Ambasciata italiana a Tel Aviv e il nostro Consolato Generale a Gerusalemme si sono attivati per rientrare in possesso dei giochi. In ripetuti contatti con il Responsabile dell’ufficio che si occupa dell’amministrazione civile dei territori occupati, le nostre Sedi diplomatiche hanno fatto presente che la causa giudiziaria sulla Scuola di Gomme è tuttora pendente; che i giochi che stavamo consegnando non possono essere considerati strutture inamovibili; che gli interventi umanitari di questo tipo, in base al diritto internazionale umanitario, non richiedono autorizzazione preventiva e riguardano anzi una sua sfera particolarmente protetta, in quanto destinati ad alleviare le sofferenze di minori.
Negli ultimi giorni, il Consolato Generale ha nuovamente rappresentato al suddetto responsabile dell’amministrazione civile le ragioni umanitarie e i presupposti giuridici sottesi alla fornitura dei giochi.
Grazie a tutti questi interventi, i giochi sono stati recuperati lo scorso 8 marzo, dietro pagamento, dalla ditta che li ha forniti e sono stati depositati in un locale, in attesa di una decisione circa la loro futura collocazione.
In questo quadro, è chiaro che, per il Governo italiano, l’obiettivo primario da perseguire rimane quello di rispondere alle necessità della comunità beduina.
L’Amministrazione civile israeliana ha ribadito che, nel caso si tentasse nuovamente di consegnare i giochi alla comunità di Khan Al Akhmar, l’esercito sarebbe costretto a intervenire. È stato fatto presente che la normativa locale prevede l’obbligo di un permesso edilizio per tutte le strutture in qualsiasi modo ancorate al suolo e che, in base a tali premesse, la scuola di gomme si trova, per le Autorità Israeliane, in una condizione di illegalità.
Si sta dunque valutando l’opportunità di sistemare i giochi già acquistati presso un’altra scuola di Ramallah o di Nablus, ovvero presso un campo profughi. Ciò consentirebbe infatti di mantenere la finalità umanitaria dell’intervento.
Nello stesso tempo si sta valutando di acquistare, per la Scuola di Gomme, nuovi giochi, con maggiori caratteristiche di mobilità, in modo da non dover usare alcun tipo, anche minimo, di installazione fissa per il loro montaggio.