L’istruzione è l’arma della libertà

L’istruzione è l’arma della libertà

Oggi per gran parte dei bambini e delle bambine italiane è il primo giorno di scuola.  

Un momento di grande emozione per chi comincia il suo percorso e per chi lo riprende dopo le vacanze estive. Un momento che, per chi come noi si impegna quotidianamente per promuovere il diritto all’istruzione, porta in modo immediato a pensare a chi ancora questo diritto non lo vede soddisfatto.  

Si tratta di minori che vivono in condizioni critiche perché esposti a conflitti, a cambiamenti climatici, a migrazione forzata, a estrema povertà, a discriminazione politica, etnica, religiosa o di genere. Gli ultimi rapporti riportano che 258 milioni di minori nel mondo non frequentano la scuola. In Italia, si stima che siano circa 2.700.000 i minori che vivono in situazione di povertà assoluta e che sono a rischio di dispersione scolastica. I dati, a livello globale e nazionale, sono incredibilmente cresciuti a causa della pandemia da COVID.  

A livello globale, il rapporto Unicef del 2018 giustamente intitolato “a future stolen”, già riportava una situazione fortemente preoccupante. Il rapporto sottolineava che “circa 303 milioni di bambini e giovani tra i 5 e i 17 anni – circa 1 su 5 – a livello globale non frequentavano le scuole; Oltre la metà dei bambini in età da scuola primaria che non frequenta le lezioni vive in paesi colpiti da emergenze; La povertà resta l’ostacolo più importante all’istruzione a livello globale con i bambini in età da scuola primaria più poveri che hanno una probabilità 4 volte maggiore di rimanere fuori dalla scuola rispetto ai loro coetanei delle famiglie più ricche; il numero di persone tra i 10 e i 19 anni entro il 2030 arriverà a 1,3 miliardi, con un aumento dell’8%. Fornire a questa futura forza lavoro un‘istruzione di qualità e migliori prospettive lavorative produrrà maggiori dividendi economici e sociali”. Si, perché dalla scuola passa lo sviluppo della persona, e con la persona lo sviluppo di una comunità e di un intero paese.  

Ci è spesso capitato di condurre attività laboratoriali nelle scuole primarie facendo immaginare un mondo senza scuola. Ne è sempre emerso un disegno cupo, privato di rapporti sociali e conoscenze, in cui la maggior parte delle persone sarebbero di fatto guidate dalle persone istruite e più forti. Come poter comprendere e siglare un contratto di lavoro? Come poter sviluppare un programma di ricerca per andare nello spazio? Come poter gestire una attività commerciale? Come curare le persone? A scuola si fanno amicizie, si creano regole condivise, si impara a leggere, scrivere e comprendere un testo, si impara la matematica, si sviluppa la logica, si imparano le lingue per parlare con le persone di altri paesi, si conosce la storia e come è fatto il mondo, si aprono domande e si cercano le risposte, si incontrano gli altri, si trovano soluzioni, si immagina e si costruisce un futuro.  

E nonostante l’istruzione sia un diritto di base, garantito a livello nazionale dalla Costituzione e a livello internazionale dalla Convenzione Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e l’adolescenza, i numeri ci dicono che tanto lavoro, tanta strada e tanti investimenti sono ancora da fare.  

Nel nostro piccolo, in Vento di Terra cerchiamo di fare la nostra parte. Continuiamo ad essere impegnati a livello internazionale per sostenere i diritti delle persone più fragili che vivono in contesti di emergenza, aree di conflitto, e in generale una condizione di marginalità. Impegnandoci direttamente e “sporcandoci le mani di terra”, come sanno le persone che ci conoscono bene, dal 2006 ad oggi abbiamo realizzato 14 strutture scolastiche in vari paesi del mondo (area C della Palestina, Striscia di Gaza, Giordania, Afghanistan, Mozambico). Tra queste, quelle più conosciute sono la scuola di gomme, la scuola di bambù, la terra dei bambini… Considerando una media di 150 studenti per struttura, sono circa 2.100 i bambini e le bambine che ogni anno grazie ai nostri progetti possono frequentare la scuola vedendo garantito un proprio diritto di base.  

Certo, sembra una goccia nel mare se pensiamo al numero complessivo dei minori che oggi ancora vedono negato il diritto all’istruzione di base. Ma per i minori beduini, siriani, afghani, mozambicani, per le bambine che prima a scuola proprio non ci andavano, le nostre scuole sono spazi fondamentali dove acquisire conoscenze, sviluppare competenze, agire i propri diritti di cittadinanza, costruire un futuro diverso da quello caratterizzato da logiche di sfruttamento e violenza che in quella parte del mondo sono prevalenti.  

Se ognuno facesse la sua parte, oltre all’impegno della società civile, goccia dopo goccia si potrebbe far crescere un intero mare. Basta pensare a cosa accadrebbe se gli investimenti in armamenti fossero tutti diretti alla scuola, in Italia così come nel resto del mondo… Un sogno… 

Ma noi siamo così, non vogliamo smettere di fare, così come non vogliamo smettere di sperare.  

 

Vi auguriamo che il nuovo anno rappresenti un percorso di apprendimento proficuo e positivo.  

Buon anno scolastico a tutti gli studenti, al corpo docente, alle dirigenze scolastiche, a tutto il personale che nella scuola lavora e che nella scuola crede, come luogo di crescita e sviluppo per una società più giusta ed equa. Buon percorso a chi crede come noi nella scuola come spazio di costruzione del futuro.  

Perché come dice Rasha, 11 anni, in “lettere al di là del muro”: “l’istruzione è l’arma della libertà”.  

 

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