La nostra educazione è qualcosa che nessuno può portarci via
Hussain, di origini siriane, è uno degli educatori del centro di Al-Mafraq. Ci incontriamo in una afosa giornata di inizio agosto, mentre sta tenendo una lezione di lingua inglese che coinvolge molto gli alunni. Si alzano, vengono alla lavagna, sono tutti desiderosi di intervenire. Ci spiega quanto sia necessario per loro conoscere perfettamente questa lingua e la sua corretta pronuncia, per il loro futuro. Incuriositi dal suo metodo, facciamo ulteriori domande sulla sua storia.
Hussein gestiva una scuola privata in Siria; è scappato all’inizio dei conflitti, lasciando tre case che appartenevano alla sua famiglia. È arrivato in Giordania con sua moglie e i suoi cinque bambini e, nonostante le difficoltà iniziali, non ha avuto altra scelta che ricominciare.
“All’inizio è stata davvero dura. Ho lasciato tutto ciò che avevo costruito nel corso degli anni. Quando sono arrivato ho sofferto di depressione, non sapevo cosa fare.”
Ha cercato di dimenticare, ci dice. Ha pensato che la Siria non esistesse più, che potesse cancellare tutto ciò che aveva avuto.
“Ho capito che non potevo dimenticare, ma dovevo andare avanti per i miei figli e per me stesso. Ho iniziato a scrivere: scrivevo ciò che provavo, i miei sentimenti riguardo al passato e le mie aspettative per il futuro. Mi sono ritrovato a pianificare ciò che avrei dovuto fare per migliorare la nostra condizione e ho realizzato che il modo in cui i miei figli mi vedevano li avrebbe condizionati in futuro.”
Il primo passo è stato iscriverli a scuola, e successivamente ha avuto l’opportunità di continuare ad insegnare nel centro di Al-Mafraq gestito da Vento di Terra.
“L’educazione, l’impegno, lo studio, sono le uniche salvezze in questa situazione. Se non possono farlo ora, falliranno in futuro”.
Da circa due anni le loro condizioni sono migliorate: sono riusciti ad integrarsi nella società giordana, hanno una casa, lui lavora e i bambini studiano con grande entusiasmo.
“Questo centro è stata la salvezza mia e della mia famiglia. Il lavoro qui mi da la forza di andare avanti”.
Hussain scrive ancora, ma adesso sono le sue lezioni e il suo metodo di insegnamento i temi principali.
“L’insegnamento è una pratica che coinvolge gli altri. Non basta studiare e spiegare per se stessi, bisogna capire le necessità degli studenti e coinvolgerli. Il mio obiettivo è aiutare questi bambini: desidero per loro il miglior livello di educazione possibile, così che non falliscano in futuro. Più di una casa, del cibo, dei vestiti, la nostra educazione è qualcosa che nessuno può portarci via. Forse non potremo dimenticare il passato, ma dobbiamo vivere felicemente il presente, per poter pianificare il futuro”.
Ci saluta calorosamente Hussain, non può stare troppo lontano dalla lezione. Rientra nella classe e dai sorrisi dei bambini, il suo lavoro è senz’altro sulla strada giusta.
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