Il Ramadan ai tempi del Coronavirus

Il Ramadan ai tempi del Coronavirus

La sera del 23 aprile è iniziato il Ramadan, il mese sacro per l’Islam, dedicato al digiuno, alla carità e alla preghiera, ma anche all’incontro, alla condivisione del cibo dopo il tramonto con la famiglia (l’Iftar, il pasto serale che spezza una giornata senza cibo).

“Ogni anno il Ramadan viene accolto dal popolo musulmano con grande gioia e trepidazione” – racconta Francesca Forte, Responsabile Paese per Vento di Terra in Palestina – “Lo si può vedere dai sorrisi di chi sente augurare “Ramadan Kareem”, dai bambini che addobbano la casa di luci e lucine colorate, le lanterne fuori dalle abitazioni e dai negozi, il profumo dei dolci di Ramadan, come le famose Qatayef.”

Ramadan è il nome del nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano, nel quale, secondo la tradizione islamica, Maometto ricevette la rivelazione del Corano “come guida per gli uomini di retta direzione e salvezza” (Sura II, v. 185).

Molti musulmani aumentano la loro presenza nelle moschee durante il Ramadan e si riuniscono per preghiere più lunghe, come quelle notturne conosciute come taraweeh e qiyyam. Alcuni passano anche giorni e notti consecutivi nelle moschee durante gli ultimi 10 giorni del Ramadan (i’tikaf) per le preghiere. Queste pratiche tradizionali e religiose sono osservate regolarmente durante tutto il mese.

Quest’anno per quasi due miliardi di musulmani in tutto il mondo il Ramadan assume però tinte diverse da quelle note: a causa dell’epidemia in corso, in quasi tutti i Paesi musulmani, la tradizionale preghiera collettiva dell’inizio del digiuno non si è celebrata nelle moschee come da tradizione, ma nel chiuso delle mure domestiche. Le autorità religiose sono state costrette a rivedere tradizioni e riti alla luce delle misure di distanziamento sociale e di gestione del contagio imposte dai governi. In molti paesi i luoghi di preghiera sono chiusi da settimane e il pellegrinaggio alla Mecca è vietato.

“E’ un mese di preghiere, di forte solidarietà e coesione sociale” – aggiunge Francesca – “e viene un po’ di tristezza nel pensare che quest’anno sarà un Ramadan diverso, non meno sentito, ma diverso, anche se alla base resteranno sempre i principi di forte solidarietà e unione nonostante il momento di isolamento sociale che stiamo vivendo”.

Ramadan Kareem!