Ho toccato una realtà ancora più difficile di quanto immaginassi
Sono sempre stata freddolosa, ma da quando son tornata dalla Giordania, detesto un po’ di più l’inverno. Lo trovo ingiusto. Non riesco a non pensare ai bambini dei campi profughi che ho visitato, nella regione di Al Mafraq, al confine con la Siria.
Io posso infilarmi un maglione in più, posso entrare in un bar a prendermi una cioccolata calda, ficcarmi sotto il piumone, mettermi i guanti, alzare il termostato. Per loro invece non c’è scampo. Non hanno vestiti adatti, non hanno quasi mai calze, e spesso neppure le scarpe. Non possono neppure accendere un fuoco, perché di legna non ce n’è, al limite viene bruciata un po’ di spazzatura.
Come passeranno l’inverno? Ce la faranno? Ho toccato una realtà ancora più difficile di quanto immaginassi.
I campi che ho visitato non esistono ‘formalmente’: sono spontanei accampamenti di famiglie che per svariate ragioni sono scappate o mai approdate ai cosiddetti campi ufficiali, quelli dell’ UNHCR, dove operano le grandi ONG internazionali. A volte scappano da lì, perché i campi ufficiali diventano enormi agglomerati in cui vige la legge del più forte, dove la violenza sui bambini e sulle donne può essere tremenda. Ma lo scotto da pagare è alto. La vita, in questi campi ‘informali’, è durissima. Non arrivano le grandi ONG per distribuire cibo, vestiti o medicine. Ma può arrivare la polizia giordana a sfollare, e talvolta a rimpatriare in Siria, se vengono riscontrate attività irregolari (come il lavoro in nero).
Eppure questa umanità fragile, fatta di uomini, donne, bambini e qualche disabile, tenta comunque di sopravvivere, perché spera un giorno di poter tornare a casa.
Una piccola ONG come Vento di Terra non dimentica i bambini di questi campi. Si occupa della loro educazione e scolarizzazione: fa l’impossibile affinché i bambini riescano a raggiungere, almeno per qualche ora al giorno, un luogo accogliente, in cui provare a superare i traumi della guerra e in cui tornare ad essere bambini.
La scuola come luogo fisico lontano dall’alienazione del campo, ma anche luogo di ri-costruzione per il loro futuro.
Adesso però, bisogna sopravvivere all’inverno. Perché senza vestiti e con la scarsità di cibo e medicine, i bambini e i disabili sono i primi a rischiare di non farcela.
Qualcuno mi ha chiesto cosa si può fare. Non ho risposte a lungo termine, ma so che nel breve bisogna agire. Io ho fatto una donazione a Vento di Terra. So che i soldi verranno tutti spesi per far acquistare vestiti e -soprattutto- scarpe. Per far fronte all’emergenza del freddo. Le due bravissime operatrici italiane che sono là, Sara e Maria Chiara, visitano spesso i campi e le scuole, e possono occuparsene prima che la situazione diventi drammatica.
Se qualcun altro si vuole aggiungere a me, questo è lBAN IT51 I050 1801 6000 0000 0127 974 e sul sito si trovano le istruzioni per effettuare una donazione e conoscere come opera questa piccola ma ‘tostissima’ ONG. Si può specificare come causale ‘Emergenza freddo bambini siriani’.
Anche negli angoli più sperduti del medio oriente per chi è abbandonato da tutti in questa terribile guerra, Vento di Terra c’è, e lavora per dare un futuro a questi bambini. Grazie ancora per il grande lavoro.
Marina, viaggiatrice solidale con Vento di Terra