Giordania – Diario di Viaggio – Sesto giorno

Giordania – Diario di Viaggio – Sesto giorno

GIORDANIA – DIARIO DI VIAGGIO

5 gennaio 2023

Petra

Oggi la giornata è dedicata alla visita del sito di Petra. Non c’è più la suggestione di ieri sera, ma in compenso è una giornata magnifica e il sole splende alto nel cielo: è la prima grande sorpresa che questo luogo, fino a ieri percorso da fiumi di pioggia, ci regala. Grande Marcella!! Ripercorriamo il sentiero fra le gole e in tanta meraviglia l’unico neo è rappresentato dal fatto che ovunque ti volti si sente parlare italiano. Alessandro, Marisa, Sara, Davide e Flavia sono stati furbi, si sono alzati all’alba per fotografare Petra nuda nel suo splendore, senza turisti né cellulari a offuscarne la bellezza, e la fatica è valsa la pena. Il sito è molto più ampio di quanto credessi e cosparso di cose belle e preziose. Ripassiamo davanti alla facciata del Tesoro, che adesso è visibile in tutti i suoi meravigliosi dettagli.

Qui a Petra l’altra attrazione da non perdere è il Monastero. Peccato che, per raggiungerlo, si debbano salire ben 700 scalini in pietra molto ripidi e scivolosi, a causa della sabbia che è presente in questa stagione. Marcella ci ha chiesto di scegliere: salire e scendere a piedi, oppure a dorso di mulo. Penso che il mulo sia un’esperienza di quelle che capitano una volta sola nella vita, e decido di buttarmi. E infatti non mi sbagliavo: è stata la cosa più divertente e spaventosa al tempo stesso che abbia mai fatto negli ultimi anni! La salita ancora ancora, bisogna stare chinati in avanti per compensare la pendenza e reggersi con forza alla sella con entrambe le mani, una davanti e l’altra dietro. Non è per nulla banale, se non ti reggi bene cadi, come è successo alla signora appena davanti a noi, devi evitare gli abbassamenti improvvisi e mantenere i nervi ben saldi.

Ma la discesa, quella sì è la vera prova del fuoco. A ‘sto giro devi stare chinata all’indietro, ed è ancora più difficile. L’asino sa dove mettere le zampe, penso per rassicurarmi; infatti, cerca sempre le pietre più lisce. Peccato che a volte siano proprio sull’orlo del precipizio. E così, mentre davanti ai miei occhi si dipanano panorami mozzafiato di montagne e deserti, mi ritrovo a pregare che l’asino non scivoli e mi conduca sana a salva alla fine del sentiero. Non so se ridere o piangere, e per tranquillizzarmi guardo Giulia che ondeggia rilassata sull’asino davanti al mio. Il ragazzino che mi guida si gira ogni due minuti per chiedermi “Are you ok?”, deve avere visto il terrore sul mio volto. “Just relax” conclude, come fosse la cosa più facile del mondo. Cerco di fidarmi dell’asino e di rilassare il bacino, alternando momenti in cui mi sento letteralmente in cima al mondo ad altri in cui riesco lucidamente a vedermi spiaccicata sul fondo del dirupo. Il tutto mentre una fila di gente avanza in senso opposto, a piedi o con l’asino, creando ingorghi tanto inquietanti quanto frequenti. Alla fine, qualcuno deve aver guardato giù, perché arriviamo tutti sani e salvi, accolti dagli applausi e dalle grida dei nostri compagni di gruppo. Giuro, questa cosa non me la dimentico finché campo.

Nell’intervallo fra la salita e la discesa, ammiriamo panorami mozzafiato da alcuni punti di osservazione: di fronte a noi si stendono Israele, la Palestina e la valle del Giordano, a perdita d’occhio fino all’orizzonte più lontano.

Pranziamo in una cava del sito, seduti accanto al fuoco e serviti dai beduini. Siamo stanchi ma felici, completamente conquistati dalla forza e dall’energia che emanano da questi luoghi. L’unico problema è che non riesco più ad accavallare le gambe.