Giordania – Diario di Viaggio – Primo giorno

Diario di viaggio Giordania 1

Giordania – Diario di Viaggio – Primo giorno

GIORDANIA – DIARIO DI VIAGGIO

30-31 dicembre 2022
Diario di viaggio Giordania 1

Arrivo ad Amman

Arriviamo ad Amman in tarda serata, dopo aver fatto scalo a Francoforte. Il nostro hotel è in posizione centrale e dalla mia stanza arriva l’eco del caos che regna per strada. Il traffico ad Amman è caotico, rumoroso, un flusso ininterrotto e vitale di clacson e grida. Un po’ come quando da noi la Nazionale di calcio vince i mondiali, solo che qui è così sempre, giorno e notte. I semafori ci sono ma le macchine non si fermano, bisogna buttarsi in mezzo alla strada al momento giusto se si vuole attraversare, ed è sempre una piccola avventura.

Un po’ per questo e un po’ per l’adrenalina, non dormo un granché. Ripenso ai miei compagni di viaggio, una ventina in tutto, alla curiosità e alla leggera diffidenza tipiche di quando incontri degli sconosciuti per la prima volta. Ho già fatto altri viaggi di gruppo, ma ho la sensazione che la Giordania sia un posto speciale, di quelli che ti entrano dentro e innescano legami inaspettati e profondi.

La sveglia suona poche ore dopo.

Visita alle rovine di Jerash e al Castello di Ajlun

Ci ritroviamo nell’atrio dell’hotel, ancora insonnoliti ma pronti a vivere il nostro primo giorno in Giordania. Marcella, la nostra guida italiana, ha una profonda conoscenza del Paese: si occupa di gestire il resort di Piccola Petra con una tribù beduina locale, e qualche anno fa, tramite una guida beduina che lavora a Wadi Rum, è entrata in contatto con Vento di Terra. Poi c’è Issa, la guida locale, un “gigante buono” che con pazienza e competenza ci accompagnerà alla scoperta delle antiche civiltà che si sono susseguite in questi territori (l’antica popolazione locale dei Nabatei, i Greci, i Romani, i bizantini) lasciando tracce preziose che rappresentano dei veri tesori. Seguiamo Marcella e Issa sul pullman guidato da Lutwi, di origine palestinese come Issa, stessa faccia antica e stesso sorriso improvviso e contagioso. 

La prima tappa è Jerash, l’antica città di Gerasa, situata a circa trenta chilometri dalla capitale in posizione favorevole grazie alla vicinanza del fiume Wadi Jerash, che rende fertile il terreno circostante. Il sito, uno dei meglio conservati di tutto il Medio Oriente, probabilmente esisteva già fin dal periodo neolitico, poi sono arrivati i Greci. Ma sono stati i Romani a farne un capolavoro di architettura e ingegneria che ancora oggi suscita incredulità e meraviglia. L’imponente Arco di Adriano, costruito in occasione della visita dell’Imperatore nell’inverno del 129-130 D.C., segna il passaggio dalla città moderna a quella antica: di colpo ci troviamo nel Foro, il cuore della città, un’enorme piazza (90 metri di lunghezza per 80 di larghezza) circondata da 56 colonne perfettamente conservate. Mentre percorriamo il Cardo massimo, la via principale, Issa ci spiega che era dotata di tombini per lo scolo dell’acqua e ci mostra i solchi lasciati dalle migliaia di carri che la percorrevano ogni giorno. 

Il tempio di Zeus, con le sue massicce colonne in gran parte distrutte dal devastante terremoto che colpì Gerasa nell’VIII secolo D.C., ci offre la possibilità di ammirare l’ingegno costruttivo dei romani: le colonne superstiti, infatti, sono giunte fino a noi perché realizzate sovrapponendo massi leggermente concavi, e quindi in grado di garantire una certa oscillazione ed elasticità in caso di terremoto. Issa ci invita a fare una prova sorprendente: infilando un cucchiaino fra i massi che compongono le colonne, lo si vede muoversi leggermente a dimostrazione che esse oscillano tuttora, e che proprio questo movimento consente loro di essere ancora in piedi. 

Anche i due teatri, a nord e a sud della città, testimoniano l’abilità dei romani nel costruire luoghi perfetti, dotati di bellezza e armonia ma anche estremamente efficienti. Le ampie scalinate infatti terminano con dei basamenti di pietra dotati di cavità circolari: se due persone si mettono alle estremità della conca e avvicinano l’orecchio a una di queste cavità, possono sentire le parole dell’altro anche da quella distanza grazie all’eco che “corre” all’interno del perimetro di pietra, come una specie di “telefono senza fili” ante litteram. 

Lasciamo Jerash sentendoci un po’ orgogliosi, in quanto italiani, di tanta bellezza e ingegno, e ci dirigiamo alla volta del castello di Ajlun. Per rifocillarci, Issa ci offre una scatola di dolcetti arabi fra cui il “baklava”, una squisitezza fatta con vari strati di pasta fillo, frutta secca o arachidi intrisi in uno sciroppo al miele, e scopriamo che Lutwi ne va pazzo. Il castello, arroccato sulla sommità di un’altura, è stato costruito nel XII secolo da un generale nipote di Saladino. Grazie alla sua posizione dominante sulla valle del Giordano, costituiva un efficace baluardo contro gli assalti dei crociati. 

Prima di sera rientriamo in albergo, e ci rendiamo conto che oggi è l’ultimo dell’anno. Salutiamo il 2022 in un ristorante tipico di Amman, dove mangiamo seduti su piccoli divanetti e gustiamo enormi porzioni di riso e carne di agnello (coscia, gamba e collo interi!) servite in grandi padelle scaldate direttamente sul fuoco di fronte a noi. Infine, grazie a Giulia che ha avuto l’accortezza di portarsi in valigia una bottiglia di champagne, troviamo un locale nella vivace Rainbow Street che ci permette di consumarla: come in tutti i paesi musulmani, infatti, in Giordania sono proibite sia la vendita che il consumo di alcol. E così, inaspettatamente, riusciamo a fare anche un vero brindisi al 2023.