Dalla Siria alla Giordania, il racconto di Amal
Amal è siriana, ha trentasette anni e vive in uno dei campi informali nel governatorato di Mafraq da quando nel 2014 ha lasciato la Siria a causa della guerra. Il Governatorato di Mafraq è il secondo più popolato dai rifugiati siriani e Vento di Terra lavora nei campi informali dal 2013, da quando molti siriani hanno dovuto lasciare il proprio Pease per cercare rifugio dalla guerra. Amal ha perso il marito e nel campo rifugiati dove vive è sola insieme ai suoi due figli Ahmad e Leila. Leila è autistica e per questo la sua mamma e suo fratello lavorano nei campi a giorni alterni, così da non lasciarla mai sola e sostenerla quando ha più bisogno di attenzioni.
Amal ci parla della sua vita prima della partenza per la Giordania, quando le giornate in Siria diventavano sempre più difficili e lei passava molto tempo con la sua famiglia, con sua mamma e suo papà. Quando ricorda il giorno della partenza, Amal smette di parlare per qualche secondo. I ricordi sono forti, mentre parla cerca di trattenere le lacrime perché non vuole mostrare il suo dolore davanti la telecamera.
Amal ha provato diverse volte a fuggire in Giordania, e ci racconta delle tante difficoltà che le hanno impedito il viaggio. Continua così il suo racconto dell’ultimo periodo in Siria e dei numerosi tentativi di lasciare il paese, troncati, ogni volta, da qualche impedimento. Prima di ogni tentativo, Amal, andava a salutare i suoi genitori salvo l’ultima volta, quando il viaggio verso la Giordania è, finalmente, riuscito. Ci dice che essere madre è difficile, pensando soprattutto a sua madre che ha una figlia lontana che, forse, non abbraccerà più. Poi pensa a se stessa, una madre sola che vive in un campo informale con due figli.
Amal sorride quando pensa a Rakka, ai giorni felici e di quando viveva nel posto in cui è cresciuta e sente come “casa”, proprio lì, con la sua famiglia, le cugine, i fratelli e le sorelle. Quando le chiediamo di parlarci di un ricordo felice, Amal sorride con uno sguardo tra il dolce e l’amaro. Ricorda il sostegno che la madre le ha sempre dato, e l’affetto del padre. Racconta di suo padre che quando la vedeva arrivare ed erano vicini le baciava le mani, nonostante in Medio Oriente è consuetudine fare il contrario: sono i figli a baciare le mani ai genitori. E poi, di quando il papà la chiamava “nira” النيرة che in arabo significa gioiello d’oro puro e di come i fratelli la chiamavano “wasta” واسطة (dall’ arabo connessione/raccomandazione), visto che mandavano sempre avanti lei a parlare col padre. Amal si sentiva protetta e amata.
Adesso la sua vita è molto cambiata, è tutto molto difficile, ma non per questo Amal ha perso le speranze. Amal non chiede mai, affronta la vita da sola giorno per giorno con una grande forza e dignità.
Amal soffre di emicrania cronica, ci racconta che è costantemente preoccupata solo per la figlia autistica. Leila deve prendere mensilmente dei medicinali molto costosi che Amal e Ahmad faticano a comprare. L’assisstenza finanziaria che ha ricevuto da Vento di Terra, grazie al Progetto finanziato da AICS, ha permesso ad Amal di comprare non solo i medicinali per Leila, ma anche cibo, acqua e delle coperte per l’inverno.
Prima di andare via, chiediamo ad Amal quale è il suo più grande desiderio. Amal ci dice che prima di tutto desidera che figlia Leila possa stare meglio e che in futuro possano riuscire a capirsi e comunicare meglio. Ripensando alla sua vita, poi aggiunge “spero ogni giorno di rivedere presto mio padre e mia madre”.