Anche le nuvole sembrano essere in pace

Anche le nuvole sembrano essere in pace

Un giorno, un uomo gentile che è anche un mio collega e superiore mi ha spiegato il significato di “Vento di Terra”, dove vento rappresenta il vento che dà vita alla natura. Recentemente ho avuto modo di pensare quanto questo potesse essere legato alla mia vita.

Per raccontare la mia storia in breve, tutto quello che devo dire è che ho assistito alla guerra, alla violenza, all’ingiustizia e all’ignoranza sin da quando ero bambino. Stavo riflettendo a proposito di tutta questa sofferenza alla ricerca di un modo per porvi fine. Ho letto molto solo per trovare una risposta alle innumerevoli domande che avevo in mente. Ma crescendo, ho capito che ci sono cose molto più grandi di me. Dovevo ancora fare la mia parte per cambiare il mondo in meglio.

Ho lavorato con le forze speciali internazionali che combattono contro i talebani, una forza di puro male per alcuni anni. Poi ho iniziato a lavorare con le ONG, una di queste era Vento di Terra. Lavorare con questa ONG è stata un’esperienza straordinaria. Vento di Terra ha cambiato in meglio la vita di molti miei compagni afghani.

Tuttavia, la vita era ancora difficile in Afghanistan, a causa della vasta ed estesa corruzione dei governi, dei talebani che combattevano il governo nelle aree rurali in tutto il Paese e che erano sostenute da alcuni stati, della mancanza di sicurezza e così via. Sono comunque riuscito a superare tutti questi problemi e ad andare avanti. Mi sono sposato con l’amore della mia vita e dopo alcuni anni è nato nostro figlio il cui nome significa angelo. Ha portato tanta felicità nelle nostre vite. Ho giurato a me stesso di essere il miglior padre che potessi essere; farlo crescere come una persona forte, educata e gentile della quale sarei stato fiero.

Purtroppo, tutti i sogni e le speranze stavano per finire. I talebani hanno iniziato a conquistare il paese così velocemente che ero perplesso e confuso. Dopo che sono riusciti a conquistare i distretti di Herat, avevo ancora la speranza che il governo li sconfiggesse. Non avrei mai nemmeno immaginato che ce l’avrebbero fatta a entrare in città. Ma alla fine è accaduto l’impensabile: le milizie talebane si sono riversate nella città prendendola distretto dopo distretto. Quel giorno ero fuori città nella zona industriale che si trova di fronte all’aeroporto di Herat a circa 12 km dal centro. Tutte le strade sono state bloccate dall’esercito afghano. Ho pensato tra me e me che dovevo raggiungere casa il più velocemente possibile per due motivi: primo, i talebani avrebbero potuto attaccare il vicino centro distrettuale con l’aeroporto e la 207 Corp; e in secondo luogo, ero estremamente preoccupato per la mia famiglia e loro erano preoccupati per me.

Ho iniziato a camminare per i villaggi evitando le strade principali e sono riuscito così a raggiungere casa mia per le 18.00. Stavo camminando da 10 minuti, quando ho sentito iniziare uno scontro a fuoco nel centro del distretto che si trovava nelle vicinanze. È stato davvero intenso continuare a camminare per altri 30 minuti mentre gli spari continuavano, ma poi lentamente tutto si è placato. Non sapevo quale fazione avesse vinto lo scontro a fuoco, ma in ogni caso nessun posto ormai era più al sicuro. Quando raggiunsi la città era già buio. Lo sfondo nero del cielo era dipinto qua e là da proiettili traccianti e il suono di questi sibilava ovunque. C’erano ormai combattenti talebani a piedi per le strade e alla guida di auto e moto.

Il mio cuore è sprofondato nello sconforto! È stata una sensazione strana, difficile da descrivere. È come se ti dicessero che verrai giustiziato nei prossimi giorni, ma non ti verrà detto da chi o quando. Sapevo che i talebani erano pronti a vendicarsi e a regolare i conti con me, ma almeno avrei potuto salvare la mia famiglia, se non altro. Ho chiesto a VDT un documento che potesse aiutarmi a uscire dal paese, ma VDT non solo lo ha fornito, ma mi ha aiutato a mettere in salvo la mia famiglia guidandoci fuori dal Paese.

L’idea di lasciare il paese era troppo difficile da accettare per mia moglie, ma alla fine, si è convinta a venire con me per poter garantire un futuro nostro figlio. Ovviamente non c’erano voli per Kabul, quindi abbiamo dovuto spostarci in autobus.

La strada era troppo danneggiata dagli IED (ordigni improvvisati) e dalla scarsa qualità dei materiali di costruzione; ci sono volute circa 25 ore per raggiungere Kabul. Lungo la strada, i talebani hanno fermato l’autobus e controllato alcuni passeggeri. Mi è stato detto che avremmo ricevuto una chiamata per andare in aeroporto, ma per un paio di giorni nessuno ci ha contattati. I due giorni successivi ho visitato i cancelli dell’aeroporto e ho visto come sarebbe stato l’inferno. Migliaia di persone si erano radunate all’ingresso dell’aeroporto con la speranza di riuscire a lasciare il paese. Le condizioni per poter essere evacuati erano: aver lavorato per organizzazioni internazionali, essere un giornalista, essere un impiegato del governo o un attivista della società civile, ma ho visto molte persone che non rientravano in queste categorie cercare comunque di lasciare il Paese, e questo ha peggiorato la situazione. Le forze speciali dell’ex governo, o i talebani, erano intorno all’area del cancello sparando vicino alle orecchie per spaventare le persone oppure picchiandoli, lanciavano gas lacrimogeni. Le persone venivano calpestate, si tagliavano con il filo spinato, donne smarrivano i propri figli. Si vedevano bambini e donne svenute a causa dell’intensità della folla e della mancanza di ossigeno. Sono riuscito a salvare alcune persone evitando che venissero calpestate. Alla fine, con gli sforzi di Vento di Terra, sono riuscito a trovare un cancello di cui poche persone hanno sentito parlare. Si chiama Abbey Gate.

C’era un canale d’acqua largo circa cinque metri con pareti alte 3 metri su entrambi i lati, dove scorreva acqua fognaria che arrivava fino alla vita. Migliaia di persone si spingevano da una parte del fiume, e gli internazionali aspettavano dall’altra parte. Sono arrivato intorno alle 3:00 del mattino e poi, intorno alle 4:00, ho iniziato la marcia tra la folla. Abbiamo raggiunto la sede italiana intorno alle 5:30. Non voglio entrare nei dettagli di come siamo riusciti ad arrivarci; tutto quello che voglio dire è che la situazione è stata molto pericolosa e, purtroppo, per molte persone fatale (alcune persone sono morte lì calpestate dalla calca). Sono saltato nel canale e ho continuato a urlare in italiano di farmi attraversare il canale. Però l’altro lato era sorvegliato dalle truppe statunitensi. Sono stato in quel canale per circa tre ore finché alcuni italiani con il loro interprete mi hanno notato e mi hanno aiutato ad attraversare il canale. Se non fosse per tutti gli sforzi di Vento di Terra, non saremmo stati in grado di farcela.

Abbiamo dormito per un paio di notti all’aperto sulla pista dell’aeroporto in pessime condizioni, ma finalmente dopo siamo riusciti a entrare nella lista delle persone da imbarcare sugli aerei. È stato un lungo volo di circa 13 ore. Finalmente siamo arrivati ​​a Roma. Abbiamo trascorso un paio di notti all’aeroporto di Roma, abbiamo fatto il test per il covid e abbiamo affrontato alcuni processi. Poi ci hanno spostato da lì in un posto molto carino in montagna.

Quando siamo arrivati ​​lì, era un bel posto. C’è una signora molto gentile che ci ha aiutati a sistemarci. Il personale che ci assiste è davvero molto gentile e disponibile. Qui non si sente il rumore degli spari, e non si vedono nemmeno i talebani che sfondano le serrature delle case. Anche le nuvole sembrano essere in pace, danzando intorno al cielo formando bellissime forme. Non ricordo quanto tempo è passato da quando ho guardato le nuvole e mi sono goduto la bellezza della natura. Qui ho trovato pace e speranza per la mia famiglia e per mio figlio.

Mentre guardavo le nuvole fluttuare nel cielo e mia moglie e mio figlio che riposavano, ho pensato a Vento di Terra, il vento del cambiamento. Non solo ha cambiato la mia vita, ma mi ha salvato da un destino drammatico e sarò sempre grato per la loro gentilezza e i loro sforzi per averci salvato la vita.

Non vedo l’ora di far parte della loro squadra e diventare parte di questo vento e, insieme, fare in modo che una tempesta spazzi via i problemi del mondo, rendendolo un posto migliore.

 

H. Profugo Afghano portato in salvo con il ponte aereo da Kabul