Due scosse di terremoto violentissime hanno sconvolto i villaggi del Distretto di Zindajan, a una quarantina di chilometri nord ovest da Herat, seconda città dell’Afghanistan Il cuore dei 50 mila abitanti del distretto si è fermato alle 8,41 di sabato 7 ottobre. Alla prima, magnitudine 6,3 gradi è seguito uno sciame di assestamento. La seconda scossa, di medesima intensità, è avvenuta nella mattina di mercoledì 11 ottobre. Zinda Jan è un’area arretrata e non collegata al sistema viario, ove prevalgono i costumi e la miseria tradizionali. Un’area in cui si pratica l’agricoltura come mille anni or sono, i cui abitanti hanno vissuto dalla porta di casa i cambiamenti degli ultimi 50 anni, senza sostanzialmente per loro cambiasse nulla. I villaggi sono sparsi in un altopiano semiarido, dal quale nelle giornate serene si vedono i monti che separano Afghanistan da Turkmenistan. Le case sono costruite in mattoni cotti o pietra locale, con le tecniche ancestrali; non ci sono acqua, corrente elettrica, servizi sanitari. Case che in molti villaggi restano solo un ricordo. Sono crollate su se stesse alle prime scosse, divenendo sepolcro delle donne e dei bimbi che le abitavano: gli uomini erano da poco andati al lavoro. Le agenzie ONU, che hanno avviato la macchina dei soccorsi, segnalano 3.000 morti, 10 -15 mila feriti, danni incalcolabili. Ad Herat le barelle sono allineate nel cortile dell’ospedale, nei parchi sui marciapiedi, e solo una minoranza dei feriti può ricevere delle cure. I più fortunati sono attaccati ad una flebo, che in quelle condizioni rappresenta un placebo. La gente continua a morire, anche perché con l’arrivo dei talebani molti medici se ne sono andati e alle donne è stato vietato di lavorare. Zinda Jan è un distretto noto a Vento di Terra; è stato sede del maggior progetto della ONG in Afghanistan. Le “Donne della via della seta” coinvolgeva un migliaio di tessitrici a telaio, coprendo l’intero ciclo di lavorazione, dall’allevamento del baco al confezionamento dei telati. Ne risultava un prodotto finissimo che, prima della tempesta talebana, si era giunti a tingere con colori naturali e a commercializzare in Italia. I telai manuali venivano distribuiti dal partner locale RAADA nelle abitazioni, dando modo alle donne di lavorare senza infrangere il divieto di uscire di casa. Vento di Terra si occupava del design e dell’ottimizzazione del ciclo produttivo e del percorso di certificazione “equo e solidale”. A tratti appariva paradossale parlare di marketing e di Terzo settore a quelle platee di donne imprigionate dai burka e ai loro severi mariti. Ma, incredibilmente, funzionava. Poi, le cose sono cambiate. Nel 2015 l’Afghanistan fu cancellato dalla lista dei paesi “prioritari” per le attività di cooperazione. Iniziò il processo di smobilitazione terminato con la precipitosa fuga dell’agosto 2021 e la ri presa di potere dei talebani. Ma, direbbero i nostri interlocutori, “morto un regime, se ne fa un altro”. In effetti questa terra è stata sconvolta dalla guerra sin dagli anni ’70, ed è solo la generazione dei nonni, che si assottiglia rapidamente, a ricordare un tempo di pace. Oltre alle tante vicende interne, ora è anche la natura ad accanirsi, con un terremoto di una intensità mai registrata così alta. Quando una catastrofe accade, il tempo sembra fermarsi, forse per permettere a quanti non sono più di lasciare che i superstiti tornino a vivere. La popolazione di Herat necessita assistenza primaria e supporto in ogni campo. Ne hanno bisogno le persone sfollate, rimaste senza un luogo dove vivere, le donne e i bambini ammassati nella città di Herat in attesa di assistenza, ne hanno bisogno le organizzazioni che continuano incessantemente a muovere le macerie e a trovare ogni forma per sostenere le vittime. In Vento di Terra siamo convinti che le vittime della guerra e delle sciagure debbano essere assistite a prescindere dai governi che guidano od opprimono i loro paesi. Si tratti di Siria, di Gaza o di Afghanistan.   Per questo, Vento di Terra è presente sul campo insieme all’organizzazione RAADA, storico partner, per aiutare la popolazione civile vittima di questo terribile evento.   Insieme agli operatori di RAADA abbiamo deciso di attivare una raccolta fondi per dare supporto alle persone colpite dal terribile sisma. Al momento abbiamo identificato tre aree prioritarie: supporto alimentare, supporto sanitario con approvvigionamento di farmaci di base come antibiotici e strumenti per l’ospedale pediatrico; supporto materiale con la distribuzione di tende, coperte, generi di prima necessità. Per fare il possibile, abbiamo bisogno anche del tuo supporto:  Sostienici con una donazione. Se sei parte di una rete territoriale contattaci: organizzare incontri di sensibilizzazione e informazione sulla situazione in Afghanistan è oggi ancora più importante e necessario.   Milano, 12 ottobre 2023 Per Vento di Terra ONG Massimo Annibale Rossi   DONA ORA

Kadija (nome di fantasia) ha ventitré anni e una vita davanti a sé; la sua è la storia di una giovane che è riuscita a liberarsi da un destino segnato. Il nuovo Afghanistan non lascia illusioni: i talebani sono tornati dopo venti anni di guerra...

Ovunque sulla stampa europea sono apparsi articoli di sostegno e preoccupazione per la condizione delle donne afghane dopo il crollo della Repubblica e la proclamazione dell’emirato da parte dei talebani. Pochi tuttavia si sono chiesti come coloro che hanno seguito gli incitamenti delle organizzazioni e...

- Emanuele Giordana, 17.10.2021 Terrorismi. Parla un superstite dell’attacco Usa all’ospedale di Msf a Kunduz nel 2015, ancora oggi senza verità. Oggi è in Italia, scampato alla guerra. «Mi ha salvato la vita la decisione repentina di avventurarmi nel corridoio dell’ospedale perché un minuto dopo la stanza...

Un giorno, un uomo gentile che è anche un mio collega e superiore mi ha spiegato il significato di “Vento di Terra”, dove vento rappresenta il vento che dà vita alla natura. Recentemente ho avuto modo di pensare quanto questo potesse essere legato alla mia vita. Per...

Trapela ora che il “suicide bomber” targato ISIS che ha compiuto l’attentato era stato liberato pochi giorni prima dalle prigioni afghane. In un paese che si sgretola, si rompono le dighe della legalità e i peggiori criminali sono messi in condizione di agire i loro tristi...

I profughi afghani sono stati distribuiti nei vari centri di accoglienza, passando senza soluzione di continuità dall’inferno dell’aeroporto di Kabul alle incipriate città italiane. Sono nuclei di quattro, cinque persone, spesso con bimbi molto piccoli. Abbiamo seguito i nostri gruppi nelle valli del Piemonte e...

Mentre le immagini degli ultimi voli in partenza da Kabul scorrono sugli schermi, si incomincia a pensare al dopo. Molti afghani in questi giorni si sono mossi verso i confini del paese. Al valico di Thorkam con il Pakistan si sono formate code infinite, così...

Loading new posts...
No more posts