No woman left behind

Titolo del progetto: No woman left behind. Violenza di genere e disabilità: trasformare la vulnerabilità in abilità 

Durata del progetto: 15 mesi (aprile 2023- luglio 2024) 

Finanziatori: AICS Amman 

Enti realizzatori: Vento di Terra in consorzio con il capofila AIDOS; partner locali: Arab Women Organization (AWO), Durrat Almanal for Development and Training (DMDT). 

Contesto:

In base a dati UNHCR 2022, la Giordania accoglie 674.268 rifugiati/e siriani/e ufficialmente registrati/e, ma secondo il governo giordano sarebbero 1,36 milioni. Poco più del 17% vive in campi di accoglienza formali, mentre la grande maggioranza è stanziata presso le comunità ospitanti giordane. La maggiore concentrazione si registra nei Governatorati di Amman (29,7%), Mafraq (25,2%) e Zarqa (14,6%). L’afflusso di rifugiati/e ha creato notevoli pressioni socioeconomiche nel paese che, esacerbate dall’emergenza COVID-19, hanno generato un deterioramento nella capacità del governo giordano di garantire i servizi primari alla popolazione, con un aumento della percentuale di cittadini/e giordani/e e di rifugiati/e che vivono al di sotto della soglia di povertà. Donne e ragazze che hanno perso opportunità di lavoro e di reddito e quelle che vivono una condizione di vulnerabilità, quali donne con disabilità e rifugiate siriane –   in particolare quelle residenti nei campi informali – sono maggiormente esposte al rischio di violenza di genere, e sono dissuase dal cercare aiuto e denunciare abusi, a causa dello stigma culturale e sociale. Per fornire un’alternativa alla pratica della detenzione protettiva forzata cui sono soggette donne e ragazze la cui vita è considerata minacciata per motivi legati all’onore familiare, il Ministero dello Sviluppo Sociale (MOSD) ha promosso la creazione di shelter per proteggere e riabilitare donne e ragazze maltrattate, a rischio e/o in fuga. Tuttavia, questi servizi non sono sempre disponibili, di qualità e multidisciplinari e non sono facilmente accessibili a donne e ragazze con disabilità.  

Il progetto intende rispondere ai bisogni di protezione delle donne con disabilità e/o a rischio e/o vittime di GBV, facilitandone anche l’autonomia e la partecipazione alla vita economica e sociale. 

 

Obiettivo di progetto: Migliorare la qualità della vita delle donne con disabilità e/o a rischio e/o sopravvissute a violenza di genere (GBV) tra rifugiate e comunità ospitanti nei Governatorati di Mafraq e Amman. In particolare, il progetto mira a garantire l’accesso a un sistema integrato di servizi sociali specializzati e di qualità, a opportunità generatrici di reddito, e a meccanismi di risposta intracomunitari, nelle comunità ospitanti e in quelle rifugiate delle aree urbane e degli insediamenti informali (ITS), nei Governatorati di Mafraq e Amman. 

Descrizione delle attività di progetto: il progetto garantisce un’offerta integrata di servizi sociosanitari, rivolti alle donne rifugiate siriane e della comunità ospitante giordana nei governatori di Mafraq e Amman. Si tratta di donne a rischio e/o vittime di violenza e/o con disabilità, tra queste quelle residenti nei campi informali e in tre case rifugio per donne vittime di GBV ad Amman e Zarqa.  In particolare, a Mafraq, presso il centro gestito dall’organizzazione partner AWO le donne accedono in base alle specifiche esigenze a uno o più servizi in base alle specifiche esigenze (case management, supporto psico-sociale, supporto legale) e al contempo vengono riferite a servizi esterni gratuiti (assistenza medica, finanziaria, educativa, legale, apparecchi e supporti per persone con disabilità, cure psicologiche, rilascio di documenti, ecc) e/o ricevono voucher per accedere a visite mediche in ambito di salute riproduttiva e prevenzione. I servizi di salute sono garantiti anche alle donne residenti nelle tre case rifugio coinvolte nel progetto e ad altre della comunità ospitante residenti nell’area di Amman. Un percorso di Drama Therapy coinvolgerà, sempre presso il centro di AWO a Mafraq, 40 donne con disabilità, utilizzando il teatro come strumento per potenziare le abilità, la consapevolezza e le capacità comunicative, la fiducia in sé delle persone con disabilità, con l’obiettivo ultimo di favorire la loro inclusione e partecipazione sociale. 

Al contempo, 585 donne tra quelle che abbiano avuto accesso all’offerta integrata di servizi garantita dal progetto, potranno partecipare a workshop formativi nei settori della sartoria, estetica, cucina, orticoltura. Le donne acquisiranno le competenze tecniche utili per l’avvio di attività generatrici di reddito e di queste 175, riceveranno un kit di materiali e attrezzature utili all’avvio dell’attività. 

Il progetto prevede inoltre azioni di rafforzamento volte a migliorare l’accessibilità delle case rifugio target, nonché le competenze degli operatori delle case rifugio per accogliere donne con disabilità. In particolare, il Protocollo di cura per le case rifugio per donne sopravvissute a violenza domestica e di genere, che ne stabilisce le linee guida e i principi generali di gestione, sarà integrato con una parte specifica dedicata alle ospiti con disabilità. Inoltre, gli operatori delle case rifugio saranno formati su GBV e disabilità, nonché sul nuovo protocollo di cura aggiornato nel quadro del progetto. 

A livello comunitario, un importante lavoro di sensibilizzazione sulle tematiche della prevenzione della GBV sarà realizzato tramite un team di outreach, che terrà sessioni informative rivolte anche agli uomini, trattando i concetti di GBV, SGBV, Child Early Marriage e Forced Marriage (CEFM), salute riproduttiva, diritti e partecipazione delle donne. Parallelamente, uno specifico lavoro di sensibilizzazione sui diritti delle persone con disabilità sarà realizzato tramite il peer counselling. Principio base dell’attività è che il percorso di counselling sia tenuto da un/a professionista che condivide lo stesso tipo di disabilità con chi beneficia del counselling, riuscendo così a sviluppare una relazione empatica e dunque fornire in modo più efficace strumenti, strategie e consigli pratici per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, ma soprattutto la percezione di sé stessi e della propria disabilità. Il peer counselling intende quindi dare strumenti per vivere la disabilità non più esclusivamente come vulnerabilità, bensì mettendo in luce le abilità, potenzialità e risorse che possono permettere la partecipazione sociale, culturale ed economica delle persone con disabilità. Delle 20 donne che parteciperanno al percorso di peer counselling, 10 saranno formate per diventare esse stese counselor.