Empowerment e resilienza in tempi di pandemia

Empowerment e resilienza in tempi di pandemia

Situato nel settore H2 della città di Hebron, il laboratorio di pelletteria Peace Steps collabora con Vento Di Terra da anni ed è una delle piccole imprese coinvolte nel progetto Peace Steps. Esperienze di economia sociale e solidale per la crescita sostenibile in Palestina, finanziato dall’AICS e ora in corso di realizzazione. Le diverse opportunità formative offerte agli artigiani del laboratorio, hanno portato a un miglioramento della filiera produttiva e ad ulteriori opportunità di crescita in termini di capacità, struttura organizzativa e opportunità di business, anche grazie al coinvolgimento nel progetto di attori del commercio equo, la cooperativa Nazca Mondo Alegre e Bethlehem Fair Trade Artisans, grazie ai quali i prodotti arrivano in Italia e in altri paesi europei. 

In tempo di pandemia, le chiusure, le norme di distanziamento fisico, i periodi di coprifuoco generale e le rigide normative sugli spostamenti hanno influenzato tutti gli aspetti della vita in tutto il mondo. Come è successo a molte attività produttive e commerciali, Peace Steps ha subito una seria battuta d’arresto. Siamo in costante contatto con Abu Abdullah, il titolare dell’impresa e capo mastro, e conosciamo bene le sue difficoltà.  Il lavoro di Peace Steps a si basa fondamentalmente sulla produzione di prodotti per il mercato turistico di Gerusalemme, Gerico e Betlemme, ma il movimento turistico è totalmente bloccato da oltre un anno e di conseguenza è bloccato il mercato, senza alcuna rotazione dei prodotti. “È tutta l’economia mondiale ad essere influenzata negativamente, ma le conseguenze finanziarie sono ancora più negative!”, ci spiega Abu Abdalla “da quando è iniziata la pandemia, il movimento di denaro in tutto il mercato si è interrotto in modo improvviso, nessuno può pagare i debiti aperti e nessuno può emettere un nuovo ordine di prodotti a causa del movimento commerciale congelato. Da circa un anno nel nostro laboratorio non si è svolto alcun lavoro vero e proprio, fatta eccezione per l’ordine che siamo riusciti ad inviare in Italia la primavera scorsa, seppur con grandi difficoltà.  La mia è una piccola impresa, posso pagare i miei lavoratori solo per uno o due mesi se non c’è lavoro. Qui in Palestina purtroppo non c’è nessuna possibilità di ottenere misure di sostegno economico o esenzioni fiscali da parte del governo”. 

“Qui in Palestina purtroppo non c’è nessuna possibilità di ottenere misure di sostegno economico o esenzioni fiscali da parte del governo.”

Alla ricerca di nuove opportunità che gli permettessero di superare questo periodo complicato, con nostra sorpresa lo scorso ottobre Abu Abdalla è riuscito a partire per la Turchia, da cui è rientrato all’inizio di gennaio. “Sono andato in Turchia come esperto nel campo della pelle”, ci racconta. Un imprenditore palestinese che importa scarpe dalla Turchia voleva migliorare la qualità delle scarpe importate. Mi ha chiesto di formare il personale della fabbrica turca sulle tecniche di produzione di scarpe in cuoio naturale, invece che in plastica industriale”, continua il racconto. “Conosco a memoria tutto il processo di lavorazione. Il cuoio è il mio mestiere da sempre e mi sono formato per anni nel ruolo di capo mastro, grazie all’esperienza con Vento di Terra, iniziata nel laboratorio di pelletteria del campo profughi di Qalandia. In Turchia si preoccupano solo della quantità, lavorano con tecniche applicabili alla pelle sintetica, che è una plastica. Lavorare con pelle e cuoio naturali richiede un occhio più attento all’elasticità della pelle, al controllo preventivo dei difetti, richiede strumenti tecnici diversi e tutta la sequenza del processo di lavorazione cambia”.  

Abu Abdullah continua a raccontarci la sua esperienza in Turchia, sottolineando quanto quest’opportunità economica arrivata nei tempi difficili della pandemia sia stata importante per lui. “Mi ha aiutato molto a superare la misera situazione finanziaria. Iniziavo alle 8 del mattino, la fabbrica è di proprietà di un turco, mentre i lavoratori sono rifugiati siriani. Questo fatto ha reso facile parlare loro in arabo e spiegare tutto il processo di lavorazione. Invece, è stato strano essere da solo in casa per due mesi, e strano che non potessi vedere la Turchia a causa delle chiusure imposte per la pandemia “. 

Questa chiacchierata ci lascia con la sensazione che Abu Abdalla sia stato in grado di attivarsi per superare la crisi e cogliere al volo quest’opportunità, soprattutto grazie alle competenze che in questi anni di lavoro insieme ha acquisito. Ci sembra di vedere tradotte in esempio concreto due parole importanti, empowerment e resilienza. E ci piace vederlo riprendere a usare i suoi attrezzi e pronto a mettersi al lavoro sull’ordine in arrivo dall’Italia, perché a primavera i sandali Peace Steps siano nelle botteghe del commercio equo.

Che sia l’inizio della rinascita. 

Scopri i prodotti realizzati in collaborazione con il progetto Peace Steps e il laboratorio di Abu Abdalla.