Palestina

Sotto occupazione militare israeliana dal 1967, la popolazione palestinese sperimenta la quotidiana violazione dei propri diritti. La costante espansione degli insediamenti israeliani, il muro, i checkpoint impongono ai palestinesi pesanti restrizioni alla mobilità che si traducono in un’estrema difficoltà di accesso a risorse, lavoro e servizi di base.

Emblematico è il contesto dei campi profughi. La maggioranza degli abitanti dei campi furono espulsi dai loro villaggi dall’esercito israeliano nel 1948. Durante il conflitto Israele distrusse oltre 500 villaggi palestinesi, dando origine al problema dei rifugiati che ad oggi rappresentano il 30 % della popolazione della Cisgiordania e oltre il 50 % di quella di Gaza. Per gestire il problema, nel 1949, l’Assemblea delle Nazioni Unite istituì l’UNRWA (United Nation Relief and Work Agency). I profughi palestinesi sono oggi oltre cinque milioni dislocati in Palestina, Giordania, Siria e Libano. Con una popolazione in costante aumento, i campi profughi presentano livelli di densità abitativa drammatici, scuole e servizi socio-sanitari insufficienti ed un tasso di disoccupazione che sfiora il 60%.

Drammatica è inoltre la situazione delle comunità beduine residenti in Area C in Cisgiordania, territorio sotto il controllo amministrativo e militare israeliano. Un tempo nomadi, in seguito alle deportazioni, i beduini palestinesi hanno perso l’accesso ai pascoli, loro principale fonte di sostentamento, e alle fonti d’acqua. Vivono confinati in aree degradate e in accampamenti fatiscenti privi di acqua, elettricità e servizi.

Abbiamo scelto di operare in aree di frontiera e di conflitto per affermare i diritti di base delle comunità locali. Diamo vita a microimprese sociali e sosteniamo i piccoli produttori artigiani per dare energia al settore economico. Costruiamo scuole in architettura bioclimatica e investiamo in servizi socio-educativi per sostenere una cultura di pace nel cuore del conflitto.

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